I dati Conai del 2019 dicono che cresce ancora la raccolta differenziata ma senza impianti e con la domanda debole fatica il mercato dei prodotti riciclati. Una volta tanto gli obiettivi europei sono stati anticipati dall’Italia, fra i migliori Paesi in Europa. Più di quattro imballaggi su cinque non finiscono in discarica. Nel 2019 in Italia è stato raccolto e avviato al riciclo il 70% dei rifiuti di imballaggio: un totale di 9,56 milioni di tonnellate sui 13,65 milioni di tonnellate di imballaggio immessi sul mercato nazionale e riempiti di prodotti. Gli imballaggi usati sono circa un quarto della spazzatura, ma sono il quarto meglio riutilizzabile.
A paragone con il 2018 (9,27 milioni di tonnellate riciclate) la crescita è di un lusinghiero +3,1% spinto soprattutto da un aumento del 6,2% nel riciclo dei rifiuti provenienti dalla raccolta urbana. Se alle cifre del riciclo si sommano quelle del recupero energetico dei materiali non rigenerabili, le tonnellate di rifiuti di imballaggio recuperate superano gli 11 milioni, quasi l’81% dell’immesso al consumo. Nel dettaglio, lo scorso anno l’Italia ha riciclato 399mila tonnellate di acciaio, 51mila di alluminio, 3 milioni e 989mila di carta, 1 milione e 997mila di legno, 1 milione e 54mila di plastica e 2 milioni e 69mila di vetro.
Per l’acciaio (il consorzio Ricrea raccoglie per esempio barattoli e scatolette, bombolette spray, tappi corona e capsule, latte, fusti, fustini in acciaio e così via) il tasso di avvio al riciclo è l’82,2% dell’immesso al consumo, superiore all’obiettivo dell’80% fissato per il 2030 dall’Europa. Per l’alluminio (qualche esempio: lattine di birre e bevande gassate, vassoietti take away e precotti, blister di medicine, tappi a vite, tubetti strizzabili) Bruno Rea presidente del consorzio Cial ricorda che «seppur a macchia di leopardo, le principali regioni del Sud Italia registrano performance crescenti e, a breve, saranno in grado di ridurre il divario con le aree più mature».