Tra le missioni individuate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, una delle principali sarà quella di permettere uno snellimento delle pratiche burocratiche che rallentano l’accesso al Superbonus e agli altri finanziamenti nazionali e regionali, causate spesso dall’inefficienza degli uffici giuridici stessi, esattamente come per qualsiasi altra azienda costretta in spazi inadatti. Una cosa non di poco conto, considerando che, come individuato da consumatori e addetti ai lavori, proprio le lungaggini per l’accesso agli atti protratte su più mesi, sono uno dei criteri principali di deterrenza nel non richiedere i finanziamenti da parte dei potenziali investitori.
Il finanziamento per ristrutturare le palazzine
La posta in palio è alta, pari a 411,7 milioni di euro finalizzati alla riqualificazione energetica, alla ristrutturazione con materiali sostenibili e alla riduzione della vulnerabilità sismica, come catalogati nella componente “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”. Una cifra ingente, con l’idea di raggiungere entro la metà di giugno 2026 un numero di interventi pari a 290.000 metri quadrati di palazzine.
Migliorare i tribunali per velocizzare le pratiche
Tra queste palazzine sono ricompresi tribunali, uffici e cittadelle giudiziarie alla pari di qualsiasi altra struttura. L’idea è infatti quella di permettere una ristrutturazione e il raggiungimento dell’efficientamento energetico anche degli edifici dedicati al sistema giudiziario per permettere, a cascata, un miglioramento nella gestione burocratica dell’accesso ai finanziamenti. Una struttura efficiente sotto il punto di vista tecnologico e dell’erogazione dei servizi in palazzi energeticamente funzionali può permettere infatti un uso pieno di questi edifici, recuperando ad esempio spazi in disuso, a rischio crollo calcinacci, con infiltrazioni ecc…
Gli interventi possibili ed utili in un tribunale
Una struttura inadeguata o abbandonata, secondo quanto osservato dai curatori del PNRR, influisce negativamente sull’erogazione dei servizi, escludendo spazi utili, non permettendo di centralizzare in una struttura unica le pratiche e i materiali e rendendo complicata la coabitazione degli operatori. Permettendo una sua ristrutturazione, nonché la realizzazione di interventi volti a migliorarne la sostenibilità ecologica, ambientale ed economica, sarà possibile agevolare lo sviluppo delle pratiche. In un ambiente migliorato anche grazie all’utilizzo di materiali sostenibili, alle fonti rinnovabili che possano permettere un’autoproduzione di energia elettrica, nonché tramite un monitoraggio continuo per minimizzare i consumi, si potrebbe arrivare a risparmiare 2.500 tonnellate di emissioni CO2 per 0,7 tonnellate equivalenti di petrolio (Ktep).
Non solo. Alcuni di questi immobili sono conservatori di un patrimonio artistico e storico di rilievo, la cui conservazione e valorizzazione può essere un elemento ulteriore di prestigio.