L’Expo 2020 di Dubai, aperta il primo ottobre e aggiudicata negli Emirati Arabi Uniti fino al 31 marzo 2022, vedrà protagonista l’Italia. Seguendo il tema “Connecting Minds, Creating the Future” (ovvero Collegare le Menti, Creare il Futuro), il padiglione italiano racconterà infatti i progressi nazionali nella lotta contro i cambiamenti climatici e le visioni per la pianificazione di grandi riforme verso il 2050 in collaborazione con i principali partner internazionali.
L’Italia negli Emirati per la ricerca energetica
In primis figura la nuova Agenzia Internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) presso la città di Masdar, alle porte di Abu Dhabi, diretta attualmente dall’italiano Francesco La Camera. Costruita nel 2015, questo esempio di collaborazione italo-emiratense vige già dal 2009 raggruppando 160 Stati, ponendo lo stato mediorientale tra le nazioni effettivamente attive nel cammino verso la ricerca di nuove energie.
E per l’Italia è un’occasione di partnership anche la presenza di Eni a partire dal 2018. Come riconfermato dall’amministratore delegato Claudio Descalzi, negli ultimi 7 anni l’azienda ha investito più di 5 miliari nel settore della ricerca e dell’applicazione di nuovi strumenti eco-sostenibili con 480 progetti e 7500 dipendenti.
Le contraddizioni di Abu Dhabi
Gli spazi di manovra italiana sul Golfo Persico in questa chiave eco-sostenibile potrebbero essere ulteriori. Gli Emirati Arabi Uniti infatti presentano diverse esigenze dovute alla urbanizzazione, alla desalinizzazione dell’acqua e all’industrializzazione in un territorio che per evidenti ragioni climatiche richiede un continuo uso di energie per poter mantenere costanti livelli di raffreddamento in un paesaggio desertico.
È pur vero che risulta un contrasto evidente. Settimo produttore di petrolio nel mondo, quarto esportatore di greggio e con ingenti quantità di gas naturale, il paese ha lanciato al contempo la propria candidatura ad ospitare la prossima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28), forte dell’Expo attualmente in corso.
Le azioni concrete degli Emirati
Ed è vero che il paese sta procedendo in questa direzione. Come confermato dal ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, lo sceicco Abdullah bin Zayed, gli EAU sono stati i primi firmatari degli accordi di Parigi tra le nazioni del Golfo, impegnandosi attivamente nella diversificazione economica del paese seguendo gli obiettivi della Energy Strategy 2050, aumentando l’uso di energie green dal 25 al 50%, riducendo le emissioni di CO2 del 70% e rafforzando l’efficientamento dei consumi individuali del 40%.
C’è da evidenziare che questa spinta è stata dovuta anche alla pandemia. Come evidenziato da Frederick Kempe, amministratore delegato di Atlantic Council, la pandemia ha accelerato il processo della transizione energetica, giacché le fonti rinnovabili sono state le meno colpite, riconfermando nel paese arabo l’intenzione di puntare energicamente sull’innovazione digitale ed ecologica per preservare il proprio futuro e porsi tra i principali protagonisti mondiali.