La “battaglia” per l’aumento del riciclo segna importanti traguardi in Italia, che ci avvicinano al raggiungimento degli obiettivi europei.
Le statistiche
La Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e il FISE UNICIRCULAR (l’Unione Imprese Economia Circolare) hanno presentato a dicembre i risultati dello studio “L’Italia del riciclo 2020”. Il testo mostra un quadro decisamente positivo per il nostro paese, tacciando la visione pessimistica che spesso alleggia in Italia, come mostrano diverse statistiche (ad esempio quelle realizzate Ipsos che dimostrano un fenomeno di riciclo sempre più diffuso anche tra i comuni cittadini ma una generale sfiducia rispetto ai connazionali e alle aziende) e una crescita delle filiere del riciclo. Sembra infatti alle spalle il rallentamento dovuto agli effetti della crisi sanitaria mondiale, permettendo la ripresa delle attività di riciclo a pieno ritmo, permettendoci non solo di avvicinarci, almeno da questo punto di vista, agli obiettivi europei in materia di clima ed energia, ma di porci a guida come paese virtuoso.
I risultati italiani nella carta
Analizziamo ora settore per settore. Anzitutto il settore cartario, una delle voci più importanti del paese, tanto da porre l’Italia come terzo produttore europeo dietro a Germania e Svizzera, indifferentemente tra quella riciclata e quella nuova. Al secondo posto se consideriamo esclusivamente la produzione di carta riciclata dopo la Germania, l’Italia ha riciclato 2,4 milioni di tonnellate di carta, pari al 75% dei rifiuti cartari e raggiungendo già gli obiettivi fissati per il 2025. Un risultato allineato ai massimi storici raggiunti anche nel resto dell’Unione, che hanno toccato il riciclo del 53,3% della carta, il 69,3% della raccolta e l’utilizzo della carta tornata “a nuova vita” al 61%. In questo scenario è tuttavia interessante considerare che la produzione di carta nazionale è concentrata soprattutto nell’uso igienico-sanitario per il 20,4% e solo per il 10% per cartoni da imballaggio.
Il vetro tra riuso e riciclo
Il vetro è invece una fetta di mercanto sospinta dal riutilizzo. Infatti sono sempre più i consumatori che prediligono usare contenitori di vetro per l’acquisto dei prodotti (utilizzando quindi, ad esempio, bottiglie in proprio per l’acquisto del latte “sfuso” al posto delle altre confezioni), registrando un incremento del 3,6% nel suo utilizzo. E anche non considerando questa porzione di riutilizzo dei contenitori, il riciclo ha toccato la quota del 79%, ovvero 2 milioni e 143 mila tonnellate, con una prospettiva di crescita pari all’80% (e si suppone in contemporanea di un utilizzo sempre più diffuso di negozi che vendano prodotti “sfusi” per bottiglie o barattoli).
Anche la plastica a segno
Nel 2020 il 95% della plastica è stato recuperato rispetto alla produzione, ovvero sono stati recuperati 1.820.270 imballaggi in plastica su 1.914.000 imballaggi immessi sul mercato, registrando quindi ancora un aumento del riciclo, pari al recupero del 4% del materiale. Elemento duttilissimo (è possibile riprodurre persino magliette dalla plastica riciclata, come ha dimostrato nel calcio dalla Juventus seguita a ruota da Udinese, Crotone, Lazio, Bologna e Internazionale), l’Italia ha realizzato una quota pro capite di materiale plastico riciclato pari a 23,7 chili all’anno, ponendo il paese anche in questo settore tra i più virtuosi d’Europa.
I tessuti si possono riciclare?
Una voce molto importante per l’Italia ma materiale difficilmente riciclabile è quello dei tessuti. Al di là del riutilizzo di abiti usati (come nel caso virtuoso degli “Staccapanni” in Liguria, con la raccolta di indumenti non più utilizzati donati ai più bisognosi tramite le opere della Caritas), bisogna infatti avere invettiva per il riciclo di stoffe, lane, cotone e quant’altro. Proprio per questo e a seguito dell’ultimo monito europeo entro il 2050, sarà lanciata la raccolta differenziata per il tessile, come affermato nel Decreto legislativo 116 del 2020, per un settore che già oggi vede il riciclo dell’11% del materiale.
Numeri, invettiva, comportamenti dei privati e decisioni infrastrutturali insomma sembrano tracciare una strada importante, che grazie all’interesse di tutti può migliorare il futuro delle prossime generazioni.