Le energie rinnovabili sono considerate senz’altro la fonte energetica ottimale su cui investire. Taranto ne fornisce un pregevole esempio.
Il progetto
Nella città pugliese è infatti in funzione Beleolico, un impianto eolico in mare aperto che, secondo i progetti, dovrà produrre 60.000 Mwh (Megawattora, dove con wattora si intende una unità di energia elettrica prodotta in un’ora, ovvero, in questo caso, 1.000.000 watt prodotti). L’impianto della Renexia (società del gruppo Toto Holding spa) ha infatti posato il primo aerogeneratore di quello che sarà il più grande parco eolico del Mediterraneo. Uno spazio di 131.000 metri quadrati che disteranno 2 chilometri dalla costa nel Golfo Ionico. Un progetto imponente, considerando che 60.000 Mwh sono riconducibili al consumo di 60.000 persone in un anno, ma che permetterà inoltre di eliminare 730.000 tonnellate di anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera durante i 25 anni dei lavori previsti.
Il parco eolico nel mare
L’impianto in mezzo al mare non consuma direttamente il suolo cittadino, né impatta sull’atmosfera circostante, senza interferite nel normale traffico navale del Porto di Taranto e delle basi della Marina Militare. Beleolico infatti sfrutta maggiormente la forza del vento in mare aperto rispetto alla terra ferma, per cui gli aerogeneratori garantiranno una produzione energetica più elevata. Una buona pratica efficiente, che mette in angolo altri tipi di impianti, come le centrali climalteranti presenti nella Provincia, non solo producendo energia pulita ma riducendo effettivamente le emissioni nell’atmosfera di CO2 nel rispetto delle direttive europee.
La buona pratica
Considerato come apripista per una nuova tipologia di filiera industriale dei parchi eolici e della loro gestione, Taranto si presta così come hub e punto di riferimento del settore nei mari italiani. Un progetto che ha avuto una vita travagliata, lunga 15 anni a seguito di rallentamenti burocratici e conflittualità autorizzative. Partito nel 2008, una serie di cambi societari che hanno portato infine alla formazione di Renexia nonché difficoltà nei rapporti tra l’amministrazione locale e i progettatori, l’impianto può garantire ora un nuovo futuro, trovando sbocco nei circa 7.900 chilometri di coste del paese.