Gli orizzonti nel Levante
I palcoscenici geopolitici mondiali sono sempre in fermento. A causa dei recenti conflitti nell’area caucasica e del Mar Nero, l’Italia è alla ricerca di nuove forniture e nuovi assi. E va proprio in questa direzione la politica di ENI. L’orizzonte individuato dall’Ente Nazionale Idrocarburi è quello dell’EastMed, ovvero un gasdotto in fase di pianificazione che formerà un triangolo nel Mediterraneo Orientale tra Egitto, Israele e Cipro (è utile ricordare che lo stato insulare è parte dell’Unione Europea, tralasciando le questioni aperte della turca Cipro Nord e dei territori britannici di Akrotiri e Dhekelia). E in questo quadro si colloca il nuovo recente accordo tra lo stato ebraico e il Libano.
Gli accordi Libano-Israele
I governi di Beirut e di Gerusalemme/Tel Aviv hanno raggiunto un’intesa sulle estrazioni di gas. Il documento prevede una delimitazione dei confini marittimi e delle zone economiche esclusive. L’area copre oltre 860 chilometri quadrati, andando a coinvolgere soprattutto i giacimenti di Qana e Karish (d’altronde proprio le due zone citate sono state una questione di attriti decennali). I due paesi nel corso del tempo hanno rivendicato unilateralmente i due spazi, per poi raggiungere un compromesso di fatto (ma mai ufficializzato fino ad ora) con l’uso israeliano di Karish e l’uso libanese di Qana, considerata quest’ultima quella più ricca di risorse. Frattanto lo stato ebraico ha già spedito presso la prima una unità galleggiante di stoccaggio e scarico denominata Energean Power, dal nome dell’azienda proprietaria del territorio di estrazione. Il Libano, invece, porterà avanti la sua rivendicazione tramite la TotalEnergies.
La geopolitica nel Vicino Oriente
Sul territorio è da sottolineare la presenza dell’ENI specialmente in collaborazione con governo dei “cedri”. L’ex ente pubblico è proprietario di due blocchi offshore al 40% assieme a Total (francesi) e Novatek (russi). Essi, accordati con il Libano quattro anni fa, sono contigui alle zone interessate all’accordo. Questo nuovo patto potrebbe rinnovare soprattutto le energie verso la definitiva realizzazione dell’EastMed che, con la costola dell’Igi Poseidon, prolungherebbe la tratta fino alle coste pugliesi. Per quanto riguarda l’Italia, il problema principale nell’implemento di questa prospettiva risulta essere il possibile contrasto con la Turchia: il governo di Ankara è contrario al progetto EastMed, poiché genererebbe concorrenza verso il TANAP/TransAdriatico, ovvero il gasdotto che dall’Azerbaijan (paese alleato della Turchia) passa lungo la penisola anatolica per raggiungere sempre la Puglia. Oltre a questo, i turchi stanno cercando di aumentare la partnership con la Libia per l’avvio di nuove esplorazioni energetiche in acque mediterranee contese.
Il quadro politico
Bisogna comunque sottolineare come la situazione stessa dei due paesi di “Levante” non sia pacifica. Nonostante la benedizione degli Stati Uniti d’America, il Libano soffre di una congenita crisi economica aggravata dall’esplosione della propria rada portuale il 4 agosto 2020. Tiene inoltre banco la mai sopita minaccia degli Hezbollah, costata una guerra tra le due nazioni e che rimane uno dei punti cardine per la politica estera di Israele. D’altra parte questo è un Paese saldamente alleato della NATO, in perenne contrasto con l’Iran e costante dialogo con la Russia, la cui flotta, per inciso, è presente in Siria nella base navale di Tartus. Al contempo, la situazione politica risulta frammentaria. Per Yair Lapid, il precedente premier israeliano, l’accordo inietterà miliardi nell’economia del Paese, ma questo non è bastato a confermarlo alle elezioni del primo novembre. L’accordo tra Lapid alla guida del Yesh Atid e Naftali Bennet dello Yamina/HaYamin HeHasash dopo le elezioni del 2021, frutto della doppia tornata elettorale del 2019 e di quella del 2020 ha mostrato una rilevante debolezza nella formazione del parlamento israeliano, il Knesset. Una difficoltà incontrata precedentemente anche dal Likud di Benjamin Netanyahu, tornato tuttavia al potere con un’ampia maggioranza.