In che modo pesca ed efficientamento energetico si coniugano? Ecco come funziona a La Spezia
Mitili, muscoli, cozze…
I mitili, come altri frutti di mare, sono un alimento molto nutriente e gustoso (basti pensare agli spaghetti allo scoglio, alle zuppe, nella versione gratinata, persino sulla pizza per alcuni, ma anche da soli in una pentola accompagnati con prezzemolo, limone e da crostoni di pane). I Mytilus galloprovincialis sono diffusi lungo tutta la penisola italiana, non a caso vengono chiamati in diversi modi: muscoli in Liguria e Toscana, moscioli nelle Marche, peoci o pedoli in Veneto e cozze nel Meridione), ma è nella provincia spezzina che vantano gli allevamenti più ricercati.
I mitili come depuratori naturali
Proprio nella Liguria di Levante, il convegno indetto dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale e della “Comunità Slow Food per la conservazione e tutela dei frutti di mare del Golfo della Spezia” ha evidenziato come la coltura di questi bivalvi sia importante per l’ambiente. Da oltre settecento milioni di anni questi molluschi formano i propri gusci calcarei utilizzando la CO2 presente in mare. Questo non solo aiuta a decarbonizzare l’atmosfera sigillando i gas presenti in mare nel proprio esoscheletro, ma filtrano anche l’acqua del mare pulendola. Anche solo un piccolo aumento delle temperature rischia di compromettere questo equilibrio, favorendo ad esempio l’attività dei predatori naturali, come le orate, o di specie allogene. Ancora, interferiscono nella salinità e nell’ossigenazione delle acque profonde.
I materiali tra tradizioni e futuro
I mitilicoltori spezzini, che si tramandano il loro sapere da secoli, hanno tuttavia saputo affrontare soluzioni al passo coi tempi per migliorare l’allevamento dei muscoli (già di per sé ecosostenibile, non richiedendo nessun mangime). Un tempo la zona di coltura era costituita da pali di legno di castagno fissati in mare e sporgenti per un metro, distanziati di 5 metri ed uniti a pelo d’acqua da un reticolo di funi in erbe palustri (dette ventie) da cui partivano altre funi di 3/7 metri verso il fondale (dette pergolari o reste). Oggi i pali sono in ferro zincato ed uniti da funi in nylon e calze tubolari o utilizzano un sistema di boe galleggianti, ma non solo. Infatti grazie alle esperienze condivise nel progetto Life Muscles e in Life Environment, promossi dalla Commissione Europea, sono in continuo studio nuovi progetti.
L’innovazione energetica
Presso il “Laboratorio di biodiversità e servizi ecosistemici” del centro ricerche di Santa Teresa dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) a Pozzuolo di Lerici (sulla sponda orientale del Golfo), sono stati allestiti pontili alimentati da pannelli fotovoltaici dai quali si può immettere aria sul fondo del mare. Questo impianto permette l’auto-depurazione dei muscoli utilizzando l’acqua di mare che viene filtrata con l’uso di sabbia quarzifera, filtri biologici e schiumatoi, sterilizzata con raggi UV-C, ossigenata e conservata a 15°C. Tutto ciò affinché le caratteristiche batteriologiche siano conformi ai termini sanitari di legge. Anche l’intero impianto è ovviamente sterilizzato e disinfettato con l’ozono, permettendo una piena depurazione sanitaria dei molluschi e mantenendo intatto il gusto.
L’innovazione passa quindi anche nel mondo della pesca. Citando il presidente di Slow Food Italia sulle pagine della rivista genovese “La Casana” (2° numero del 2022 edita dalla Banca Carige SpA), «un cambiamento culturale, una rigenerazione del pensiero e del linguaggio dei sistemi e delle comunità» è la prima chiave per la diminuzione dei consumi e la lotta ai cambiamenti climatici.