L’analisi della UE sullo stoccaggio e sul prezzo del gas
A gennaio la situazione degli acquisti del metano era in queste condizioni: Il costo del TTF, ovvero Title Transfer Facility, mercato olandese di riferimento per lo scambio del gas naturale tra i più grandi e liquidi dell’Europa continentale, continuava ad essere in calo dei periodi precedenti. Una discesa del 30% ovvero di 53 euro al milliwattora (MWh, unità di misura utilizzata in questo Mercato, in cui un wattora “Wh” corrisponde ad un watt elettrico mantenuto per un’ora), registrato l’ultima volta a settembre del 2021 e in forte ribasso rispetto ai 345 euro raggiunti nello scorso agosto.
I dati statistici in Italia e Germania
Secondo i dati della Gas Infrastructure Europe (GIA), la capacità di stoccaggio delle riserve italiane all’inizio dell’anno, rispetto al medesimo periodo del 2022, è scesa dell’1,7%, attestandosi a 150,02 TWh (terawattora). Ciò vuol dire che al momento ha raggiunto il 79,02% delle proprie capacità totali di stoccaggio. Parallelamente, infatti, nel 2022 le scorte di gas si attestavano all’81,48% ovvero 152,62 TWh. Questo dato è In linea con il resto dell’Europa. La stessa Germania è passata da 233,92 TWh (nel gennaio 2022) a 222,84 TWh (nel gennaio 2023), con l’indice di riempimento degli stoccaggi sceso dal 95,04% al 90,38%, ovvero un calo del 4,7% circa. Nel contesto europeo, questo parametro è sceso dall’89,41% all’81,49%.
La posizione dell’Unione Europea
Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sostiene che uniti collettivamente «abbiamo abbassato i prezzi del gas più rapidamente di quanto ci si aspettasse. Dal picco di agosto, i prezzi del gas in Europa ora sono scesi dell’80%, al di sotto dei livelli di prima della guerra in Ucraina. L’Europa ha dimostrato ancora una volta la forza della sua volontà collettiva e che quando è unita conta di più. “Un anno fa – prosegue – l’Europa aveva un’enorme dipendenza dai combustibili fossili russi accumulata nel corso di decenni. Questo ci ha reso vulnerabili alle contrazioni dell’offerta, agli aumenti dei prezzi e alla manipolazione del mercato di Putin. In meno di un anno abbiamo superato questa pericolosa dipendenza, sostituendo circa l’80% del gas dei gasdotti russi e riempiendo i nostri depositi. Nel periodo agosto-novembre abbiamo ridotto la domanda di oltre il 20%».
Le forniture dalla Russia
Aiutati anche dal clima mite, le esportazioni giornaliere di gas di quello che era il principale partner energetico, Gazprom, sono diminuite del 22% nella prima metà di gennaio rispetto a dicembre. Il Nord Stream, ovvero il principale gasdotto del colosso russo, ha visto una notevole decrescita delle proprie forniture, sia come conseguenza rispetto alle reazioni al conflitto tra Russia e Ucraina, sia per le esplosioni che danneggiarono la linea sottomarina. Ciò ha comportato da un lato il crollo al minimo post-sovietico delle esportazioni di gas russo verso l’Europa, ma dall’altro una crescita delle forniture provenienti dalla TurkStream e dall’Ucraina. Secondo i calcoli Reuters, ad inizio gennaio le forniture totali all’Unione Europea attraverso una delle due linee del TurkStream e dal transito ucraino hanno raggiunto 955,3 milioni di metri cubi, contro i 2,5 miliardi di metri cubi di dicembre 2022.