Tra i Comuni della Lombardia, Dossena rappresenta un caso particolare. Non accettando il destino comune a tante altre comunità locali, l’amministrazione locale ha trovato nuova linfa per rivitalizzarsi, grazie all’apporto dei giovani. Ragazzi che non hanno semplicemente deciso di incontrarsi, ma di mettersi in gioco per raccontare la propria realtà. Essi hanno trovato il sistema per valorizzare il patrimonio storico, antropico e naturalistico partendo dalla loro ricchezza geologica, le miniere. Nell’articolo “Dossena alla riscoperta delle sue miniere. Turismo e ricerca scientifica nel rilancio del territorio” https://www.briane.it/2021/11/26/dossena-alla-riscoperta-delle-sue-miniere-turismo-e-ricerca-scientifica-nel-rilancio-del-territorio/ avevamo già raccontato questa realtà. Un recupero identitario, riportando al centro dell’attenzione il paesaggio montano e rendendolo nuovamente attrattivo, anche da un punto di vista turistico, questo territorio dalle enormi potenzialità.
Grazie al finanziamento da 1.200.000 euro provenienti dal bando “Bellezza@ – Recuperiamo i luoghi dimenticati”, in aggiunta ad ulteriori 350.000 euro provenienti da Regione Lombardia, Dossena ha potuto valorizzare le proprie miniere di Paglio-Pignolino ed i sotterranei Sandri e Morra. L’area mineraria locale, utilizzata fin dal tempo degli etruschi che arrivarono con la loro influenza fino alla Val Brembana e dai romani (confermato da Plinio il Vecchio), fu utilizzata intensamente almeno fino al Cinquecento (come testimonia tra gli altri la presenza di Leonardo da Vinci che studiò il sistema estrattivo locale e i commerci tra veneziani e Grigioni) lungo l’asse della Via Mercatorum, grazie alla presenza di miniere di ferro, calamina, galena e soprattutto di fluorite, utile nell’industria della ceramica, del vetro e degli antiruggine, che le rese nuovamente strategiche dall’Ottocento fino al 1981. Oggi, il sito ha una nuova vita.
Dall’analisi dei flussi turistici nel territorio di Dossena, si evidenzia che gli arrivi dall’apertura delle miniere di Paglio hanno raggiunto numerose presenze negli ultimi anni, dato in continuo aumento grazie anche e soprattutto alle attività di promozione e divulgazione promosse da diverse associazioni che si impegnano costantemente per lo sviluppo locale. Spiccano su tutti l’evento CheeseMine e Miniera di Gusto. Un saldo patto tra la tradizione agricola locale e la storia locale, che nella loro unione hanno generato anche sistemi di produzione e conservazione degli alimenti.
Per poter comprendere appieno questo sviluppo, sentiamo la testimonianza del presidente dell’Associazione Miniere di Dossena, Walter Balicco;
Perché la vostra comunità ha deciso di puntare sulle miniere?
«Le miniere sono sempre state un punto importantissimo nel nostro immaginario collettivo e a livello identitario. Bisogna infatti considerare che queste nel Novecento hanno dato lavoro a 550.000 minatori. Tuttavia, a seguito del loro esaurimento, questo importante punto storico è andato nel dimenticatoio. Erano state abbandonate dalla fine degli anni Settanta, tanto che le generazioni successive hanno preferito quasi rinnegarne il ricordo, generando una ferita aperta nella memoria del Paese. Tuttavia è un aspetto caratteristico della nostra terra, per cui il rilancio della comunità non poteva escluderne la rivalorizzazione».
Come è stato possibile?
«L’idea è nata dal Comune assieme ai ragazzi del Paese. Da lì in poi la progettazione del suo recupero è stata resa possibile proprio grazie al lavoro del Gruppo Giovani. Difatti, per poterle mettere a sistema, uno degli aspetti che ha dato realmente una mano per la sua realizzazione è stato l’aiuto di settanta volontari (tra alpini, giovani ed altri). Da questo largo gruppo di partenza, per poter proseguire con continuità il recupero, è nata l’associazione Miniere di Dossena. Attualmente, avendo consolidato il sito turistico, le visite sono portate avanti da VisitDossena. Ma l’Associazione continua il suo operato, valorizzando l’immagine delle miniere e gli aspetti culturali, nonché organizzando cinque eventi molto seguiti. Il percorso accessibile per le visite guidate è di un chilometro, a cui si sommano 800 metri di parco speleologico. L’insieme di questo polo, compreso tra il parco, le miniere ed il ponte tibetano accoglie ogni anno 15.000 visitatori, ma già le sole miniere hanno accolto 5.000 persone. Sono numerosissimi i gruppi provenienti da tutto il territorio, tra scolaresche, parrocchie e persino squadre di Team Building che si esercitano nel parco speleologico».
Come si possono rendere ancora più vive e parte della comunità?
«Già ad oggi c’è una nuova convenzione tra Azienda Speciale, Università Bicocca Milano, Comune, Soccorso Alpino e Federazione Speleologica. L’obiettivo di questa collaborazione è quello di integrare la realtà creata fino a qui con aspetti di ricerca scientifici. Ma oltre a questo permangono i nostri progetti. Oltre a CheeseMine (ne parleremo successivamente) si tiene Miniera di Gusto, un percorso enogastronomico ad inizio maggio che si compone da un lato della visita in sé ad opera di VisitDossena e dall’altro la valorizzazione agroalimentare a cura dell’Associazione. È importante inoltre la celebrazione di Santa Barbara, patrona dei minatori, con la messa ad inizio dicembre con gli ex minatori, e durante tutto l’anno si tengono 3-4 spettacoli teatrali nelle sue profondità, prevalentemente musicali ed in estate.
Bisogna precisare inoltre che il sito comprende i tre livelli di miniera, il parco e gli edifici esterni utilizzati come area museale, per raccontarne la storia e impartire indicazioni utili alla sicurezza per permettere la vestizione. Ma la nostra vision si deve allargare all’ex municipio di Dossena, dove il Comune vuole organizzare un museo diviso su cinque aree tematiche, di cui una dedicata proprio alle miniere, con un percorso che si sviluppi fino al sito minerario, essendo tutto questo già previsto dal nostro progetto finanziato dal bando Bellezz@».